La fine di maggio del 2018 vedeva l’entrata in vigore della cosiddetta “nuova privacy”, un anno dopo è tempo di bilanci: poca informazione ma più trasparenza, in attesa di una certificazione accreditata.
Il fine settimana scorso il nuovo General Data Protection Regulation ha compiuto un anno, era entrato in vigore il 25 maggio 2018, seguito circa 4 mesi dopo dal D.lgs 101/18 che stabiliva il cosiddetto periodo di “rodaggio” di 8 mesi, durante il quale il Garante della Privacy concedeva una certa indulgenza nei confronti di chi ancora non si era messo in regola.
Nel marzo 2019 la Commissione Europea ha diffuso l’Eurobarometro, un’indagine condotta a livello europeo per avere un chiaro quadro delle percezioni e delle aspettative dei cittadini europei nei confronti degli interventi dell’Unione Europea su varie tematiche di pubblico interesse, nel caso di specie sul GDPR.La buona notizia è che il 57% degli europei è a conoscenza che nel proprio Paese esiste un’Autorità responsabile per la protezione dei loro dati personali, il 20% in più rispetto a febbraio 2015.
Tuttavia, guardando i dati italiani, solo il 49% degli italiani intervistati ha risposto di aver sentito parlare del GDPR e solo il 17% conferma di sapere di cosa si tratta.
Ci troviamo al penultimo posto della classifica, collocati tra il Belgio e la Francia, che risulta essere il paese meno informato; i Paesi dove i cittadini risultano più informati sono invece la Svezia, l’Olanda e la Polonia.