PUBBLICATA LA DIRETTIVA CHE ESTENDE IL REPORTING ALLE PMI.

È stata pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea la nuova Direttiva (UE) 2022/2464 sulla Corporate Sustainability Reporting Directive – CSRD (rendicontazione societaria di sostenibilità), che modifica il regolamento (UE) n. 537/2014, la direttiva 2004/109/CE, la direttiva 2006/43/CE e la direttiva 2013/34/UE. La Direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) comporta l’obbligo per migliaia di aziende di rendicontare la propria sostenibilità.

La direttiva si estende ad una platea più ampia che comprende PMI quotate e non quotate (su base volontaria). Sono coinvolte le grandi società con più di 250 dipendenti e tutte le società quotate, comprese le PMI, ma non le microimprese quotate. Si tratta di circa 49.000 aziende europee pari al 75% del fatturato totale delle srl, contro le 11.600 già interessate che rappresentano il 47% del fatturato totale.

 

Entrata in vigore e applicazione

La direttiva entra in vigore il 5 gennaio 2023 e gli Stati membri dovranno mettere in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla direttiva in esame entro il 6 luglio 2024. L’entrata in vigore per le imprese varia a seconda della tipologia: dal 1° gennaio 2024 per le grandi imprese di interesse pubblico con più di 500 dipendenti già coinvolte dalla direttiva sulla dichiarazione non finanziaria; dal 1° gennaio 2025 per le grandi imprese non ancora coinvolte dalla stessa direttiva; dal 1° gennaio 2026 per le piccole medie imprese e le altre imprese quotate.

 

Rendicontazione

Le imprese di grandi dimensioni e le piccole e medie imprese, ad eccezione delle microimprese, dovranno includere nella relazione informazioni necessarie alla comprensione dell’impatto dell’impresa sulle questioni di sostenibilità, nonché informazioni necessarie alla comprensione del modo in cui le questioni di sostenibilità influiscono sull’andamento dell’impresa e sui suoi risultati. Le informazioni riguardano una serie di parametri che devono essere tenuti in considerazione, tra cui ad esempio: la resilienza del modello e della strategia aziendali dell’impresa in relazione ai rischi connessi alle questioni di sostenibilità; i piani dell’impresa, inclusi le azioni di attuazione e i relativi piani finanziari e di investimento, atti a garantire che il modello e la strategia aziendali siano compatibili con la transizione verso un’economia sostenibile e con la limitazione del riscaldamento globale a 1,5°C (Accordi di Parigi); una descrizione delle politiche dell’impresa in relazione alle questioni di sostenibilità. Le imprese dovranno comunicare i dati su come affrontano, gestiscono e divulgano le informazioni non solo su tematiche “green” relative all’impatto e all’impegno nei confronti dell’ambiente, ma anche riguardo al rispetto dei diritti umani, il grado di diversità all’interno dell’organizzazione oltre al rispetto della normativa anticorruzione. In altre parole, il complesso dei criteri ESG (Environmental, Social, Governance). Fra le principali modifiche intervenute sulla direttiva 2013/34/UE si segnala l’inserimento degli Artt. 26-bis e 27-bis, rispettivamente: “Principi di attestazione della conformità della rendicontazione di sostenibilità” e “Attestazione della conformità della rendicontazione consolidata di sostenibilità”.

 

Validazione dei Bilanci di Sostenibilità

In questo contesto, la validazione dei Bilanci di Sostenibilità (o report di sostenibilità) consiste nella verifica della corrispondenza dei dati e delle informazioni riportati sul documento redatto dall’Organizzazione, con criteri definiti a livello nazionale o internazionale. Il reporting di sostenibilità è la pratica di misurare, divulgare e rendere conto agli stakeholder interni ed esterni delle performance organizzative verso l’obiettivo dello sviluppo sostenibile. Implica la rendicontazione di come un’organizzazione considera le questioni di sostenibilità durante l’esecuzione delle sue operazioni e dei suoi impatti ambientali, sociali ed economici. Un report di sostenibilità presenta anche i valori e il modello di governance dell’organizzazione e dimostra il legame tra la sua strategia e il suo impegno per un’economia globale sostenibile.

ASACERT, in qualità di ente accreditato, attraverso il nuovo servizio di validazione del processo di reporting, è in grado di supportare le organizzazioni nell’identificazione dei propri impatti significativi per l’economia, l’ambiente e la società, secondo standard globalmente riconosciuti.

Consiglio e Parlamento Europeo si sono espressi affinché le finanze dei Paese dell’UE parlino il più possibile con un linguaggio uniforme, contengano la pratica del greenwashing e promuovano standard uniformi per i criteri ESG.

L’accordo sulla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD)

Le nuove misure votate dall’UE il 14 luglio scorso, contenute nell’accordo sulla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) obbligherà, di fatto, le imprese con oltre 250 dipendenti e un fatturato di 40 milioni di euro a dover rendicontare il loro impatto materia di ambiente, affari sociali e governance a partire dal 2024.

L’accordo si inserisce nel panorama più ampio di normative per la sostenibilità, di crescente interesse per gli obiettivi previsti dai principi ESG, sempre più a cuore a stakeholders e clienti finali di tutte le imprese.

“La sostenibilità diventerà un nuovo pilastro delle prestazioni delle imprese, allontanandosi dal focus sui profitti a breve termine”, si legge in una nota del Consiglio e l’Ue “è destinata a diventare leader nella definizione di standard globali di rendicontazione sulla sostenibilità”.

Un provvedimento atteso, che va nella direzione di garantire pari dignità e importanza a questo tipo di reportistica, al pari di quella di bilancio e profitti. La rendicontazione non finanziaria diventa, così, uno strumento di monitoraggio per misurare consapevolmente l’impatto sull’ambiente, sulla tutela dei diritti umani, sul rispetto delle uguaglianze e la gestione interna alle organizzazioni.

Il vantaggio della sostenibilità

Un recente studio SAP a cui hanno partecipato 1249 consumatori italiani (50% donne e il 50% uomini), mostra che le aziende devono essere più trasparenti nelle informazioni sulla sostenibilità dei materiali che utilizzano; dovrebbero aumentare la conoscenza e la promozione delle loro iniziative di sostenibilità ed essere consapevoli che gli utenti sono disposti a pagare di più per prodotti e servizi sostenibili, a condizione che ne conoscano i benefici e a partecipare a comunità che promuovono l’economia circolare. Le politiche delle aziende sono sempre più al centro delle scelte dei consumatori: per il 70% dei consumatori europei la reputazione di sostenibilità del marchio è una variabile importante per le proprie scelte d’acquisto ed il 39% degli europei è disposto a pagare di più i prodotti, purché siano ecologici, etici, biologici: sostenibili.

L’importanza della rendicontazione

Le informazioni fornite dalle imprese saranno necessariamente oggetto di audit e certificazioni terze e indipendenti, superando la volontarietà e all’arbitrarietà con cui fino ad oggi le imprese si erano approcciate ai temi oggetto del provvedimento. Tale rendicontazione sarà validata dall’intervento di un ente terzo che ne certificherà la veridicità e rappresenterà per investitori, stakeholders, fornitori e catena di valore dell’organizzazione una fonte affidabile, trasparente e comparabile.

Un approccio metodologico che si estenderà anche alle PMI, che non devono considerarsi esentate dal provvedimento. Dal primo gennaio 2026 le piccole e media imprese quotate, gli enti creditizi piccoli e non complessi e le imprese di assicurazione captive, saranno soggette all’obbligo di rendicontazione non finanziaria, mentre per le altre tipologie di piccole e medie imprese si parla di un periodo transitorio (fino al 2028).

Una rendicontazione che dovrà essere basata sugli ESRS – European Sustainability Reporting Standards – standard obbligatori di rendicontazione della sostenibilità dell’Unione Europea. La prima serie di standard dovrebbe essere adottata entro ottobre 2022.

Uno dei punti cardine dell’attività di ASACERT è la sostenibilità” – ha affermato Fabrizio Capaccioli, AD ASACERT e Vice Presidente del Green Building Council Italia – “L’aderenza ai criteri di energia circolare e ai principi ESG, concretamente e ben lontani dalle pratiche di greenwashing, sono la base per garantire un futuro al Pianeta. Per questo siamo, già da anni, in linea con l’esigenza che anche in Europa si sta facendo pressante, che è quella di spingere le aziende ad adottare nuove azioni a tutela dell’ambiente e a rendicontarle, secondo criteri e rating oggettivi e comuni, affidandosi a organizzazioni terze e di comprovata esperienza come ASACERT. Ciò sarà fondamentale, oltre che obbligatorio, oramai –conclude Capaccioli- affinché ogni organizzazione grande o piccola che sia, quotata o meno, si impegni ad operare in linea con gli obiettivi di sostenibilità in modo consapevole per ottenere vantaggi reputazionali e di mercato.”