Alla base del successo di ogni impresa e professionista c’è una competenza fondamentale: la capacità di parlare davanti a un pubblico.

Saper parlare con le persone che collaborano con noi, così come saper creare una conversazione fruttuosa con i possibili collaboratori, significa anche saper informare, persuadere, motivare e ispirare. Queste doti non sono facili da maturare e richiedono studi specifici in public speaking e tanta pratica sul campo.

Per parlarne abbiamo intervistato Marco Alberghini, attore professionista e docente di corsi di public speaking di successo, che aiuta da anni istituzioni, aziende, imprenditori e professionisti italiani a sviluppare le proprie doti comunicative in modo efficace.

marco alberghini

Marco, sei un attore di grande esperienza, ma anche un formatore specializzato da più di venticinque anni. Hai lavorato nei più importanti teatri italiani e hai fondato nel 2006 la compagnia stabile di Milano. Cosa ti ha portato ad avvicinarti alla formazione non strettamente legata al mondo teatrale, ma che si apre ad aziende, businessmen, opinion leaders, ma anche venditori o privati cittadini che desiderano avere più consapevolezza di sé e delle proprie competenze sociali e relazionali?

Nel 1996 mi chiesero di fare un corso di Public Speaking per un’importante azienda farmaceutica; ero un po’ spaventato ma, di fatto, il public speaking è una materia demandata agli attori, e così lo feci: fu un successo e da quel giorno non mi sono più fermato. È un privilegio poter partecipare in qualche modo alla vita del mondo aziendale italiano, ho grande rispetto per le aziende.

I tuoi corsi hanno formato tanti imprenditori e professionisti italiani. Quali sono le motivazioni più ricorrenti e quali sono i gap formativi che si riescono a colmare, quindi?

Fin troppo facile la risposta: la gestione dell’ansia. I gap formativi sono invece inconsci e si scoprono spesso durante il corso; il più importante di questi è sicuramente il cercare di non essere noiosi quando si espone.

Quali sono le doti e le caratteristiche principali che deve avere un bravo oratore, un professionista del public speaking?

Prima di tutto deve sapere instaurare una relazione con il suo pubblico e poi direi che deve capire che comunicare in pubblico non è come parlare al bar o dalla scrivania con il proprio collega; bisogna agire una modalità più “grande”, più “forte”.

Quali sono invece gli errori più ricorrenti, gli atteggiamenti o addirittura le frasi che non si dovrebbero mai dire?

L’errore più ricorrente sono i parassitismi verbali, ovvero l’inserire un suono (generalmente una vocale) tra una frase e un’altra (in inglese “uhm, uhm”): è veramente disturbante, è come ascoltare una radio fuori frequenza. Ci sono poi i parassitismi lessicali, ovvero ripetere costantemente parole come “sostanzialmente”, “praticamente”, “diciamo”, ecc… E poi ce ne sono tantissimi altri che sarà bello scoprire durante il corso.

Il contesto comunicativo odierno è sempre più complesso: passiamo gran parte della nostra giornata a comunicare mediante lo smartphone o il computer in maniera scritta e spesso asincrona. Questo modo di comunicare è molto diverso da quello in presenza, che implica una serie di variabili, tra le quali la comunicazione non verbale. In che modo la comunicazione digitale ha influito sulla nostra capacità di relazionarci all’altro di persona? In definitiva, possiamo essere dei comunicatori migliori?

Possiamo sempre essere dei comunicatori migliori, possiamo anzi migliorare continuamente. Essere, diventare dei bravi comunicatori è una soft skill trasversale che ha pari dignità, pari importanza rispetto alle hard skill tecniche. Nel mondo business di oggi è richiesta la capacità di saper comunicare in modo gradevole ed efficace, anche e soprattutto perché viviamo in un mondo digitale. Pensiamo ad esempio alla proliferazione esponenziale delle riunioni e della formazione online: quanto è importante conoscere e comunicare efficacemente mediante questi strumenti?

Quali pensi che siano le sfide più importanti della comunicazione odierna?

Mi riferisco solo alla mia materia, al public speaking. La sfida più importante è diffondere sempre più una cultura del public speaking, capire che è una capacità che fa la differenza e capire che ci si deve impegnare in tal senso come per una qualsiasi altra skill professionale. Siamo molto indietro rispetto ad altri Paesi.

 

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