Di fronte alle minacce crescenti serve anche alle Pmi: tema al centro del convegno Anra
I rischi emergenti legati alla sostenibilità e alla digitalizzazione; la necessità di fronteggiare un ambiente con livelli di turbolenza e di complessità in continuo aumento tra ascesa del populismo in Occidente, lotte commerciali e nuovo protezionismo. Scenario che impone non più solo alle grandi aziende, ma anche alle Pmi di sviluppare modelli di risk management che siano in grado di valutare e aumentare la resilienza del proprio modello di business rispetto a questi fattori.
Sono alcuni dei temi che verranno affrontati nel corso del 19esimo convegno annuale dell’Anra (Associazione nazionale risk manager) dal titolo «Imprevisto o probabilità? La carta del risk management», in programma a Milano domani martedì 13 e mercoledì 14 novembre. Tra i rischi strategici più sentiti oggi dalle imprese, sottolinea Alessandro De Felice, presidente Anra, ci sono quelli legati «alla deglobalizzazione e alla paura di un nuovo protezionismo, insieme al crescente potere acquisito dalle fake news che possono agire da fattore destabilizzante sul mercato per le aziende coinvolte». Motivo per cui molte imprese «stanno valutando l’adeguatezza del proprio modello di business rispetto a una realtà circostante che si è fatta più mutevole che in passato». Nel corso dell’evento verrà poi dato spazio ai rischi emergenti. Tra questi, quello legato alla sostenibilità, dal rispetto dell’ambiente e dei diritti umani alla lotta alla corruzione. Temi diventati prioritari per le aziende che devono valutarne il potenziale impatto sul business anche in risposta a consumatori diventati più sensibili e che chiedono maggiore trasparenza su questo fronte. Per questo, «hanno assunto un’importanza crescente anche i bilanci di sostenibilità emessi dalle aziende quotate». Ossia un documento che queste ultime sono tenute a fornire sui temi di carattere non finanziario e sul loro possibile impatto sulla società, rivolto a tutti gli stakeholder o portatori di interesse: azionisti, dipendenti, clienti, fornitori, comunità e associazioni sul territorio.
Le imprese si trovano inoltre oggi ad aver a che fare con una digitalizzazione sempre più spinta e con tutti i rischi a essa connessi. «Ne parleremo non solo dal punto di vista del cyber risk, inteso come attacco malevolo da parte di hacker, ma anche nell’ottica di potenziali falle che potrebbero verificarsi in sistemi ormai totalmente automatizzati ». Un ulteriore tema che terrà banco riguarda inoltre la necessità di implementare modelli di risk management anche nelle Pmi. Questi ultimi rappresentano infatti un valore aggiunto anche per ottenere finanziamenti e sostenere dunque la crescita aziendale da parte, ad esempio, di fondi di private equity interessati a investire in questo segmento. «Ma che vogliono prima rendersi conto di come queste aziende stanno affrontando e pensano di gestire i loro rischi. Quindi valutare se un piano industriale è troppo sfidante per le possibilità dell’impresa». Scenario che sta portando l’attività di risk management a essere inquadrata
sempre più in un sistema di governance risk compliance, «cioè in un generale quadro di riferimento che le aziende si danno nell’agire in maniera chiara e trasparente verso tutti gli stakeholder ». L’obiettivo è garantire che l’azienda opera «secondo determinate regole gestionali in ottemperanza a leggi, normative e al codice etico e fornire una valutazione dei rischi che possono incidere sulla sostenibilità del business». Al centro del convegno ci sarà, infine, il cambiamento che sta interessando il ruolo del risk manager chiamato a una maggior integrazione con il board aziendale e allo sviluppo di soft skill comunicative per poter scambiare informazioni in modo efficace a tutti i livelli. Di pari passo con il farsi strada di metodologie innovative «che stanno emergendo in tema di gestione dei rischi ». Tra queste, «sistemi di misurazione della resilienza tramite l’analisi dei nodi processuali, l’anticipatory risk management per i rischi emergenti e nuovi approcci di risk engineering».
Fonte: Affari e Finanza
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