22 Novembre 2018

Riforma fallimentare, Ance: nei raggruppamenti vanno tutelate le mandanti quando la capogruppo va in crisi

Le proposte dei costruttori alla Commissione Giustizia del Senato sul Dlgs varato dal consiglio dei ministri l’8 novembre

Serve una maggiore armonizzazione tra la riforma complessiva della legge fallimentare e le norme del codice appalti, prevedendo, per esempio, forti restrizioni alla possibilità di far partecipare alle gare imprese fallite (o in amministrazione straordinaria o in concordato in continuità); ma soprattutto vanno meglio tutelate le imprese che nei raggruppamenti sono associate come mandanti all’impresa capogruppo che entra in stato di crisi. 

Sono questi i principali suggerimenti che una delegazione dell’Ance ha illustrato alla commissione Giustizia del Senato in un’audizione svolta ieri in vista del parere al decreto legislativo sul “codice della crisi di impresa e dell’insolvenza” varato dal governo lo scorso 8 novembre (in via preliminare) in attuazione della legge delega 19 ottobre 2017, n.155. Più precisamente, sottolineano i costruttori dell’Ance, la possibilità di far partecipare alle gare pubbliche imprese in difficoltà economica «altera una sana concorrenza nel mercato». Pertanto, occorrerebbe «eliminare la possibilità di far partecipare alle gare imprese fallite o in concordato in continuità – con l’eccezione dell’ipotesi in cui sia stato presentato, ai fini dell’ammissione alla continuità, un piano di rientro che preveda la soddisfazione del 60% dei crediti chirografari – o in amministrazione straordinaria». 

IL TESTO DEL DLGS SULLE CRISI D’IMPRESA APPROVATO DAL CDM 

Inoltre, nei raggruppamenti di imprese, l’Ance chiede di tutelare le imprese sane associate alla capogruppo che va in difficoltà. Più precisamente si chiede di evitare che i crediti maturati dall’impresa mandante e riscossi dall’impresa capogruppo (o consortile) finiscano nel perimetro del passivo fallimentare o si confondano con il patrimonio della mandataria. Inoltre, «i pagamenti successivi all’assoggettamento della mandataria alla procedura dovrebbero avvenire direttamente in capo alle mandanti». Allo stesso modo i costruttori vorrebbero il pagamento diretto alle mandanti anche «ove ricorrano reiterati e significativi ritardi nei pagamenti della mandataria nei confronti delle mandanti, anche nella fase di allerta e composizione assistita, accertate dalla stazione appaltante, per il contratto di appalto in corso». Sempre nel caso dei raggruppamenti temporanei o nella costituzione di consortili, l’Ance propone di prevedere «che la restituzione al curatore dei finanziamenti effettuati alla suddetta società da parte delle imprese dell’Ati avvenga solo dopo il completamento dell’opera ed il pagamento dei creditori della società consortile». 

Nella riforma della legge fallimentare, inoltre, secondo l’Ance occorrerebbe chiarire meglio le responsabilità che attengono all’entrata in crisi dell’impresa, distinguendo «fra insolvenza dovuta ad una situazione economica generale straordinaria rispetto all’insolvenza prodotta a seguito di negligenza nell’attività degli amministratori». «Conseguentemente – aggiunge – occorre definire con maggiore chiarezza le ipotesi di responsabilità degli amministratori, che sarebbero perseguite solo in caso di effettivi e comprovati comportamenti illeciti, a fronte invece della completa esclusione da qualsiasi addebito nel caso in cui il dissesto dell’impresa sia stato causato da fattori economici oggettivi e non da una gestione patrimoniale colpevolmente incauta». 

Infine, si suggerisce di valutare «l’opportunità di prevedere la rimodulazione dei privilegi erariali, mediante l’attenuazione della natura privilegiata per i crediti vantati dallo Stato e dagli enti locali (per imposte dirette, indirette, tra cui l’Iva, e per i tributi locali), nonché l’introduzione di una soglia predeterminata entro la quale tali crediti si considerano privilegiati».

Fonte: Edilizia e Territorio

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