15 Aprile 2020

La crisi cancellerà il settore edile, l’intervista dell’AD ASACERT per Il Tempo

La criticità del settore edile, l’emergenza covid-19 e le fatali ripercussioni su un settore già provato da anni di politiche dannose, che hanno praticamente messo in ginocchio tutta la filiera dell’edilizia. L’analisi di Fabrizio Capaccioli, AD ASACERT, nell’intervista rilasciata a Massimiliano Lenzi per il quotidiano “Il Tempo” di oggi.

Un focus sulla situazione in cui versano le migliaia di aziende anche piccole e piccolissime del comparto edile, ma anche la visione che manca ad oggi, circa gli interventi da mettere in campo immediatamente, per evitare che l’emergenza si trasformi in tragedia.

L’intervista si apre con uno screenshot sulla situazione nel nostro Paese. L’Italia che produce è ai blocchi di partenza: le aziende fanno il countdown per il tanto necessario riavvio delle attività. Non sarà facile. L’Italia ha deciso, seppur a singhiozzo di bloccare tutte le attività produttive, ad eccezione di quei settori ritenuti vitali e strategici. “Evidentemente l’edilizia non è ritenuta tale dal nostro Governo. Diversamente da quanto ritenuto in Italia, all’estero le fondamentali misure per contenere la diffusione del contagio e tutelare la sicurezza dei lavoratori che lavorano nei cantieri, non hanno interrotto del tutto il comparto edile, garantendo servizi essenziali forniti dal settore delle costruzioni come il corretto funzionamento dei sistemi di fornitura di acqua, elettricità e gas per edifici e ospedali, arginando guasti strutturali per non arrecare ulteriore disagio ai cittadini, già tanto provati dall’emergenza che li ha privati della serenità, del lavoro e nei casi peggiori della salute.” Continua Capaccioli: “Pensi alla manutenzione delle infrastrutture critiche, mi viene in mente la tragedia sfiorata in Toscana per il crollo del ponte di Albiano. Le imprese di costruzione italiane saranno pesantemente colpite finanziariamente e i progetti, sia privati sia pubblici, sono stati ritardati nella migliore delle ipotesi o cancellati.” Il settore edile sta perdendo molto è sotto gli occhi di tutti. Si tratta di un comparto che in Europa rappresenta il 9% del PIL e dà lavoro a più di 16 milioni di europei. Il dato significativo citato nell’intervista è il dato, per così dire, pre-covid19: dal 2008 al 2017 sono oltre 3,4 milioni i posti di lavoro persi nel settore delle costruzioni a livello europeo, di cui 539 mila solo in Italia. E mentre gli altri Paesi dell’area euro hanno visto un aumento degli occupati nel settore edile, l’Italia ha continuato a perdere posti di lavoro. “Dati agghiaccianti che meritano più di una riflessione.” sottolinea l’AD di ASACERTOccorre azione. Ciò che sembra consapevolezza universalmente condivisa, è l’inadeguatezza dell’attuale quadro normativo, che non sarà in grado di rispondere ai requisiti di semplificazione e sburocratizzazione, richiesti a gran voce dalle imprese e dagli amministratori.

Alla domanda sul futuro e sulle prospettive: “…bisogna pensare ad un percorso in terapia intensiva del comparto, adesso. Regolamentazioni asfissianti e paralizzanti, troppi lacci, troppi vincoli, troppa burocrazia. La crisi socio-economica, originata da quella sanitaria, richiede soluzioni rapide, intelligenti, agili. Emerge, in uno scenario di auspicata semplificazione, il ruolo degli organismi accreditati di certificazione, ispezione e valutazione, per far ripartire in volata e in tutta sicurezza la ripresa delle attività del Paese.”

Lenzi, incalza sui posti di lavoro persi. La risposta di Capaccioli parte dai dati Unioncamere sull’edilizia nel suo complesso che, con il corollario della compravendita di case, dovrebbero subire un’emorragia di 30.800 lavoratori in Italia. È necessario, secondo l’Amministratore Delegato di ASACERT, prevedere massicci programmi di iniezioni di liquidità, misure che non possono escludere il comparto edile e delle infrastrutture e intendo nuovi progetti, ma anche attività manutentiva, senza dimenticare l’intera filiera di fornitori, supporto fondamentale per mandare avanti l’intero settore. “Ma, a quanto pare, nel nostro Paese si è preferito scegliere la linea dell’intransigenza inflessibile…sono convinto che si potesse fare quanto dovuto, senza dare uno stop in alcuni casi fatale ad una serie di settori già asfittici, come quello edile.”

Quanto poi alla poi calla capacità delle imprese edili di garantire le misure di sicurezza anti-coronavirus, Capaccioli non ha dubbi: “…sono assolutamente convinto che gli imprenditori edili, anche piccoli e piccolissimi, saranno per primi ad essere i custodi della salute dei propri addetti ai lavori. Coloro che hanno sulle spalle la responsabilità di decine, centinaia, migliaia di famiglie, sarebbero ben contenti di ricominciare a mettere la testa sul cuscino, senza l’angoscia di come fare a garantire ai propri collaboratori il compenso che gli spetta. Ben vengano le misure precauzionali, i presidi di tutela come mascherine – ce ne fossero! – guanti, sanificazioni pur di dare prospettive, visione del futuro, entusiasmo, fiducia. E’ questo ciò che occorre, oggi, adesso.”

Uno sguardo all’estero dove ASACERT continua ad erogare i suoi servizi, in particolare in Gran Bretagna e a Dubai. “In Gran Bretagna continuiamo a fornire i nostri servizi di certificazione e sebbene abbiano impiegato un po’ per realizzare la gravità e l’entità globale della situazione, l’economia e determinati comparti è stata rallentata ma non messa in fermo immagine.” Spiega Capaccioli. Per quanto riguarda Dubai, dove ASACERT effettua molte delle sue attività di supporto alle aziende, vanta uno dei più grandi mercati immobiliari della regione. “…gli Emirati Arabi Uniti hanno annunciato un pacchetto di incentivi economici di rilancio per 35 miliardi di dollari che include iniezioni di liquidità nel mercato azionario e un sostegno a vari settori, di cui beneficerà senz’altro anche il settore immobiliare ed edile.” 

L’intervista di Lenzi si conclude con la richiesta di un Tweet da inviare al Presidente Conte. Eccolo: “L’Italia che produce chiede interventi immediati e deburocratizzati. Ripresa delle attività in tutta sicurezza, per non essere il Paese che in Europa è stato il primo ad essere investito dalla crisi e l’ultimo ad uscirne con le ossa rotte, più di altri. Noi siamo ai blocchi di partenza e il Governo?”