L’impatto del passaggio generazionale sui rischi di continuità dell’impresa è uno dei temi più delicati della media impresa italiana, in quanto si stima che circa 2 milioni di imprese familiari lo affronteranno nei prossimi dieci anni. Ridurne le criticità è uno degli obiettivi del risk management. Tre sono le principali azioni suggerite. Prima di tutto occorre distinguere, nell’impresa familiare, diverse sfere da analizzare separatamente e gestire congiuntamente nel momento della successione: la sfera familiare e degli affetti, la sfera della proprietà, la sfera del management aziendale. La definizione di regole nell’interesse della continuità dell’impresa, unita alla gestione anticipata rispetto alla data prevista di passaggio, rappresentano una prima misura efficace per ridurre il rischio. Come disse Marchionne: «Non fare nulla per la famiglia, non fare nulla senza la famiglia». Una seconda misura utile nel passaggio di testimone può essere il coinvolgimento di competenze esterne a livello manageriale o di consiglio di amministrazione. Infine, l’affidamento della gestione a un manager esterno dell’impresa familiare che apporti competenze organizzative e capacità di sviluppo deve essere bilanciato dall’esercizio da parte della famiglia del ruolo attivo di azionista professionale.
Mentre esistono scuole di management, vi è poca formazione disponibile per preparare al ruolo di azionista. Pertanto tra i rischi di un’impresa bisogna considerare quelli fondamentali che nascono dalla sua organizzazione e dalla sua evoluzione, determinati dalle sue regole di governance e dal suo assetto proprietario. Il secondo tema più presente nel risk management sono ovviamente i rischi operativi delle imprese. Uno studio elaborato dall’Osservatorio Cineas-Mediobanca sottolinea l’importanza dello sviluppo di una gestione integrata, presidiando in modo nuovo i rischi conosciuti ed evidenziando quelli nuovi relativi al patrimonio immateriale di impresa. Le imprese che gestiscono efficacemente il rischio sono anche quelle che presentano i migliori risultati economici. Per essere adeguata la gestione deve essere coerente e integrata, ovvero svolta in modo da analizzare nel loro insieme i rischi operativi e le loro interazioni. La percentuale di imprese che possiede una gestione integrata dei rischi è più che raddoppiata negli ultimi due anni e raggiunge il 37% del campione elaborato dallo studio. I rischi verso i quali esiste maggiore sensibilità da parte delle imprese manifatturiere restano la sicurezza sul lavoro e la difettosità del prodotto. Occorre tuttavia guardare a nuove e più efficaci modalità per gestire questi rischi. Prendiamo ad esempio il settore chimico, che presenta un livello di incidenti sul lavoro di molto inferiore a quello della media dell’industria manifatturiera.
Una delle misure adottate dalle imprese di questo settore è stata quella di non limitarsi all’analisi degli incidenti effettivamente avvenuti, ma di rilevare ed esaminare nel dettaglio anche le situazioni anomale senza conseguenze, i near miss, e rivedere le misure di sicurezza anche se non vi è stato incidente. Nelle imprese l’attenzione al rischio si concentra sulle attività di produzione, ma molti rischi emergenti colpiscono a monte, ossia la ricerca e sviluppo, o a valle, ossia il marketing e le relazioni con il cliente. Parliamo di fenomeni sempre più frequenti quali il furto della proprietà intellettuale, il cybercrime, le violazioni della privacy ed altri ancora, che impattano sul patrimonio immateriale e sulla reputazione dell’impresa. Di fronte a questi rischi la ricerca dimostra che gli imprenditori si sentono impreparati e non conoscono gli strumenti di difesa a disposizione. In particolare, sfuggono le nuove offerte nate dal settore assicurativo. In un ambiente competitivo sempre più complesso e articolato è evidentela necessità di alimentare la cultura del rischio e la conoscenza dei nuovi pericoli. Da qui la necessità di elaborare competenze che favoriscono un’efficace gestione del rischio – anticipazione degli eventi futuri, valutazione degli impatti potenziali e predisposizione della organizzazione più appropriata – per competere nei mercati in continua evoluzione: è per questo che chi gestisce meglio il rischio presenta risultati migliori. Gli imprenditori sono sempre più informati e coscienti del fatto che la gestione del rischio è necessaria e sempre più propensi a dotarsi delle competenze di risk management. Tuttavia la gestione del rischio è vissuta ancora molto spesso solamente in chiave difensiva. Mentre una buona difesa è assolutamente essenziale; l’imprenditorialità si esprime anche nell’affrontare e nel gestire attivamente il rischio e soprattutto nel ricavare esperienza per meglio organizzare e proteggere l’impresa dai rischi e sui mercati.
Fonte: Milano Finanza
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