Sono solo 26.500 i costruttori interessati alle opere pubbliche, nel 2006 erano 42.500. Crollato anche il numero dei nuovi ingressi al mercato gestito dalle Soa (ridotte da 67 a 18)
Il vecchio Albo nazionale costruttori (il famigerato Anc) ne contava 85mila. Troppe. E di certo diverse migliaia dovevano essere semplici scatole vuote. Ma ora l’emorragia di costruttori interessati ai lavori pubblici comincia ad assumere i contorni preoccupanti di una vera e propria fuga dal mercato, sia pure in gran parte forzata dalla crisi che incombe sul settore da almeno dieci anni. Va detto che per quanto grave, il declino del numero di costruttori usciti (o espulsi) dal mercato è un fenomeno in atto da tempo. La vera novità, che la dice lunga sull’appeal che questo settore è ancora in grado di esercitare, arriva dai dati che fotografano l’andamento delle nuove imprese che bussano alla porta del malridotto club dei cantieri pubblici, silenziosamente crollati nel corso degli ultimi mesi.
Andiamo ai numeri, consegnati in Parlamento da Unionsoa, una delle associazioni più rappresentative delle società private autorizzate dall’Anac a qualificare le imprese edili.
Dal 2006 a oggi (i dati sono aggiornati al 30 settembre di quest’anno) sono spariti dal mercato sedicimila costruttori. Le 42.500 imprese qualificate dodici anni fa sono diventate 26.500. La diminuzione è di oltre il 37 per cento. Una impresa su tre non c’è più. Lo scivolamento verso il basso degli ultimi anni è avvenuto in modo costante, a un ritmo compreso tra le circa 1.500 e le 3.500 imprese in meno ogni dodici mesi. Senza neppure un tentativo di inversione di tendenza.
A pesare però non è soltanto l’uscita coatta dei costruttori che non trovano più sufficienti commesse pubbliche per restare a galla. Non c’è solo il fenomeno dell’uscita dal mercato delle vecchie imprese stritolate dalla crisi. A preoccupare di più, in prospettiva, è il mancato ingresso di nuovi imprenditori interessati al mercato pubblico.
Consultando i dati di Unionsoa si scopre infatti che le «nuove attestazioni», cioè le richieste di certificazione avanzate da imprese che non hanno mai lavorato nel mercato “qualificato” dei lavori pubblici (provenienti dal mercato privato o dai piccoli appalti sotto i 150mila euro), già in flessione, hanno subito un crollo quasi verticale negli ultimi mesi.
Nel 2017 i “nuovi ingressi” erano 1.755, nel 2018 1.383, quest’anno (nei primi nove mesi) soltanto 605. Insomma, la “stampella” del ricambio si fa sempre più debole. E rischia di mettere in dubbio le stime di chi credeva che arrivati alla soglia delle 26mila imprese l’emorragia dei costruttori pubblici si sarebbe arrestata. Anche gli addetti ai lavori che pensavano questa soglia “proporzionata” al mercato rischiano di doversi ricredere.
Di certo oggi non ci sono più le scatole vuote del passato. Anche perché – su questa patologia specifica – dalla fine del 2014 ha cominciato a produrre effetti il nuovo manuale sulla qualificazione, varato dall’Anac all’epoca da pochi mesi in mano da Raffaele Cantone. Con le nuove regole sono diventate molto più rigide le norme sui certificati lavori privati (in passato concessi con una certa disinvoltura) usati per accreditarsi nel mercato pubblico ed è arrivata la stretta finale sulla “prassi” della cessione di ramo d’azienda, al centro di tante inchieste, grazie all’obbligo di far stimare e indicare nella perizia dei tribunali personale, organico e fatturato minimo dei rami oggetto di scambio. Innescandosi sulla scia della crisi, alla lunga ha pesato molto anche l’obbligo di esibire Durc regolare (pagamento dei contributi) e certificato di assenza di pendenze con il Fisco al momento della richiesta di un’attestazione Soa.
Anche queste ultime società, peraltro, hanno dovuto subire i colpi del mercato. All’indomani della cancellazione dell’Anc erano quasi 67. Ne sono rimaste 18 (di cui una, Attico Soa, “sub iudice,”in quanto colpita da un provvedimento di decadenza dell’Anac e rimessa in attività da una sospensiva del Tar, fino all’udienza di merito fissata a gennaio). Solo quattro Soa hanno all’attivo contratti con più di duemila costruttori (Cqop Soa: 5.249, La Soatech: 3.282, Bentley Soa: 2.468 e Esna Soa: 2.402). Altrettante viaggiano nella fascia compresa tra mille e duemila contratti. Tutte le altre sopravvivono, spesso a fatica, sotto questa quota.
Fonte: Edilizia e Territorio
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