6 Novembre 2018

Focus Ddl Bilancio/2. Subito 50 assunzioni per far partire la Centrale di progettazione

Per il Governo è una delle misure fondamentali per riavviare gli investimenti. Il doppio pericolo: “ingolfamento” da troppa domanda o ennesima “scatola vuota”.

Il governo non cede alle proteste di progettisti e società di ingegneria e anzi rilancia sulla centrale di progettazione delle opere pubbliche. Rispetto alle bozze circolate nei giorni scorsi la novità del testo della legge di Bilancio, presentata ufficialmente alla Camera, è la scelta di far partire il prima possibile la nuova struttura, agevolando fin da subito l’assunzione dei primi 50 tecnici.

A occuparsi dell’assunzione di queste prime 50 unità di personale sarà la stessa «commissione permanente di valutazione» cui l’articolo 17 della Manovra affida il compito di selezionare tutto il resto della forza lavoro che alimenterà l’organico della Centrale (fino a un massimo di 300 unità) tramite procedura pubblica. A stabilire i paletti di trasparenza per le assunzioni sarà un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. Questi paletti non serviranno però per chiamare in causa i primi 50 addetti che potranno essere reclutati «prescindendo da ogni formalità» attingendo dal personale di ruolo già in forza agli enti pubblici.

Il Ddl Bilancio, ricordiamo, istituisce la nuova Centrale a partire dal primo gennaio 2019. Dal testo finale (dell’articolo 17)  sono spariti i riferimenti che facevano della nuova struttura una “costola” dell’Agenzia del demanio. Ora si stabilisce che la centrale opera «in autonomia amministrativa, organizzativa e funzionale», agli ordini di un «coordinatore», scelto sempre dalla commissione di valutazione. In realtà il Demanio non esce completamente di scena. Anzi. Il nome dell’Agenzia ricompare quando si tratta di trovare le coperture per il finanziamento della struttura. Si tratta di 100 milioni all’anno, che, a partire dal 2019, l’Agenzia, vigilata dal ministero dell’Economia, potrà spendere proprio per rendere operativa la nuova struttura, su cui il governo “appoggia” buona parte della strategia del rilancio degli investimenti.

Palazzo Chigi ci crede così tanto che, nella relazione illustrativa della Manovra, la centrale di progettazione delle opere viene definita come pilastri della Manovra. Oggetto di discussione anche a Bruxelles, quando si è trattato di difendere le posizioni italiane sulle stime di crescita del Paese e la capacità di rispettare le stime sul rapporto tra debito e Pil.

Oltre a fornire progetti o servizi (direzione lavori, collaudi) in «tempi rapidissimi o molto contenuti» agli enti che ne faranno richiesta, la Centrale dovrebbe occuparsi anche di mettere a punto una serie di progetti standard per infrastrutture dalle caratteristiche simili o lavori ad alto grado di ripetitività. Obiettivi ambiziosi per una struttura formata da tecnici pubblici, che dovrebbero peraltro lavorare senza gli incentivi che il codice dei contratti riconosceva in passato a chi firmava il progetto di una infrastruttura.

Trecento addetti sembrano tanti, soprattutto agli occhi degli scettici che guardano alla Centrale come all’ennesimo “carrozzone” pubblico chiamata a scendere in campo in settori già ben presidiati dal mercato. A ben guardare, 300 addetti, non tutti chiamati a progettare, sono meno di un quarto del personale in forza a Italferr (1.288 occupati), la prima società di ingegneria italiana per fatturato (178 milioni, gruppo Fs). E due rischi correlati alla nascita di questo nuova agenzia sono già ben evidenti.

Se il progetto parte con il piede giusto il primo pericolo è quello dell’ «ingolfamento». Facciamo un esempio: con numeri simili (più o meno 300 dipendenti) l’Autorità Anticorruzione riesce con fatica a stare dietro alle necessità di interpretazione delle regole generali e ai puntuali quesiti normativi inviati da imprese e enti locali. Non è difficile immaginare quale impegno richieda il progetto di un’opera da calare su un territorio specifico. Il secondo pericolo, ancora più facile da presagire, è invece quello di creare un’altra scatola vuota. Una struttura destinata, come tante altre del passato, a durare lo spazio di una legislatura (se non meno). Per vincere la scommessa il Governo dovrà evitarli entrambi.

Fonte: Edilizia e Territorio

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