4 Marzo 2019

Deroghe, superpoteri, meno controlli il piano sblocca-cantieri del governo

MARCO RUFFOLO

E attraverso le modifiche al codice degli appalti la Lega tenta di depotenziare l’Anticorruzione

ROMA Supercommissari con poteri straordinari, gare più snelle, semplificazione dei progetti di manutenzione, più libertà nei subappalti. Sono alcune delle parole d’ordine che troveremo nel decreto legge “sblocca-cantieri” che il governo si è impegnato ad approvare la prossima settimana, e che anticipa in parte lo smantellamento del codice degli appalti, accusato di aver ingessato le opere pubbliche in mille vincoli e procedure.
Ma in prospettiva, tra le pieghe della delega che l’esecutivo chiede al Parlamento per scrivere il nuovo codice, c’è un’operazione ancora più drastica: il tentativo di depotenziare l’autorità anticorruzione di Raffaele Cantone. Su questo punto, tuttavia, l’accordo politico non c’è. La Lega, che spinge per togliere all’Anac i poteri regolatori sulle opere pubbliche (abolendo le attuali linee guida), sta in realtà allargando a 360 gradi la sua offensiva mettendo in forse l’esistenza stessa dell’Autorità di Cantone. Come dimostrano le recenti dichiarazioni del sottosegretario alle Infrastrutture, Armando Siri: «Per curare la malattia della corruzione abbiamo scatenato degli anticorpi che non solo non riescono a curare la malattia ma che distruggono l’organismo » . I Cinque Stelle, tuttavia, non condividono la furia rottamatrice leghista, e la stessa Confindustria, pur auspicando una normativa anti- corruzione meno punitiva per le imprese, non intende avallare la cancellazione delle regole sugli appalti e della stessa Anac. Se ne riparlerà quanto verrà discusso il disegno di legge delega. Per adesso il governo sta mettendo a punto l’ennesimo decreto “sblocca-cantieri”. Dovrebbero arrivare ” commissari ad acta” per sbloccare, in deroga alle procedure ordinarie, situazioni incagliate da inchieste della magistratura, da fallimenti delle imprese, o da ritardi immotivati. Si cercherà di semplificare la progettazione dei lavori di manutenzione, consentendo ai Comuni di mettere a gara i progetti anche se non sono dettagliati (ossia esecutivi). Verrà eliminato l’obbligo di indicare subito la terna di subappaltatori da parte delle imprese. Non è chiaro, invece, se e in che misura verranno accettate le altre proposte dei costruttori, o se entreranno nella delega. «Vedremo – dice il vicepresidente dell’Ance Edoardo Bianchi – se il governo ci darà veramente una maggiore libertà nel subappalto ( che non vuol dire liberalizzazione), e se semplificherà i progetti di manutenzione. Noi chiediamo anche che i criteri di selezione delle imprese siano basati sulla qualità più che sul fatturato, e che le stazioni appaltanti possano affidare alle aziende sia i progetti esecutivi sia la loro esecuzione, ossia che venga ripristinato il ricorso all’appalto integrato».
Per adesso, comunque, la logica del governo sembra essere quella dei supercommissari, con il rischio di un ritorno alle deroghe del passato, e dello sfoltimento dei controlli. Resta però da capire come mai questa strategia, che abbiamo sentito annunciare molte altre volte in passato, non abbia sbloccato i cantieri se non in minima parte.

Restano inevase, in realtà, alcune domande cruciali sui nodi di fondo che paralizzano le opere. Come pensa il governo di ridurre le attuali 35 mila stazioni appaltanti (in gran parte incapaci di gestire anche i lavori più semplici) se il loro accorpamento da parte dei Comuni resta facoltativo, come prevede la legge di bilancio? Con quali risorse intende rimettere in piedi il Genio civile, ribattezzato ” centrale di progettazione”, su cui si è già scatenata una guerra di competenze tra Economia e Infrastrutture? E infine, come pensa di accelerare le opere senza ridurre gli interminabili passaggi che ognuna di esse deve compiere al Cipe, alla Corte dei Conti, al Consiglio superiore dei lavori pubblici, alla Conferenza Stato- Regioni e alla Conferenza unificata, senza contare i ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato, con relative sospensioni e rischi di illeciti? Il pericolo è che alla fine ci si ritrovi solo con meno trasparenza e legalità senza aver raggiunto l’obiettivo di rilanciare sul serio le opere pubbliche.

Fonte: La Repubblica