Martini (Cgil): «L’attuale codice combatte la corruzione e tutela il lavoro. Non è vero che blocca il mercato». Macale (Filca): «Sbagliato allargare massimo ribasso e procedura negoziata»
Duro comunicato della Filca (sindacato edilizia della Cisl) contro le politiche del governo in materia di infrastrutture ed economia. Esplicito il titolo: «Su grandi opere, appalti, pensioni e fisco il governo sta sbagliando tutto».
Pesanti critiche al decreto legge sul Codice appalti (oggi in consiglio dei ministri anche dalla Cgil). «Conseguenze disastrose» e «arretramento della legislazione sugli appalti pubblici». Sono i rischi che deriveranno dall’approvazione del Dl semplificazioni con le modifiche al codice appalti, secondo il segretario confederale della Cgil Franco Martini. Per Martini non c’è «nulla di più falso» del «mantra secondo cui il nuovo Codice avrebbe bloccato il mercato degli appalti pubblici». «Il nuovo Codice Appalti – ricorda il dirigente sindacale – dopo una lunga gestazione, recepisce tre direttive europee che hanno come elemento centrale: la trasparenza, la legalità, la lotta alla corruzione, la tutela dei diritti dei lavoratori». «Tutti elementi innovativi – aggiunge – che escono notevolmente impoveriti e azzerati dalle nuove proposte del Governo». Per questo, Martini chiede «che vengano ascoltate le organizzazioni sindacali affinché si impediscano scelte sbagliate e negative per il nostro Paese».
Così invece il segretario nazionale della Filca Cisl Stefano Macale: «I provvedimenti attuati o annunciati su materie come le grandi opere, il Codice appalti, le pensioni e il fisco sono uno schiaffo a quei principi di legalità, giustizia sociale, sviluppo e rispetto dei diritti che sono alla base della società e sono propedeutici al rilancio del Paese».
«Le grandi opere – aggiunge Macale – sono forse il simbolo di questa maggioranza giallo-verde: sul Terzo valico c’è il disco verde anche da parte di chi ha curato l’analisi costi-benefici, ma tutto è chiuso in un cassetto del ministero dei Trasporti. Sulla Tav, invece, il governo ha deciso di tergiversare, forse per non innervosire i No Tav, che manifesteranno sabato. Con buona pace dell’economia del Paese e delle decine di migliaia di lavoratori edili impegnati in quei cantieri».
«La ricetta del governo per la modifica del Codice appalti – prosegue il segretario nazionale della Filca Cisl Stefano Macale – è invece sbagliata e pericolosa: alzare a 5,5 milioni di euro la soglia per il massimo ribasso significa alimentare il lavoro nero, aumentare i rischi per i lavoratori, visto che i costi per la sicurezza sono i primi ad essere sacrificati, e avere opere di pessima qualità, e quindi pericolose per la collettività. Aumentare a 2,5 milioni di euro la procedura negoziata senza bando, che quindi interesserebbe oltre il 90% delle gare, è invece un incentivo alla corruzione e alla mancanza di trasparenza del mercato. Sulle pensioni – prosegue Macale – chiediamo di rafforzare l’Ape sociale: la quota 100 per i lavoratori edili è un sogno, vista la peculiarità del loro lavoro. Infine il fisco: la Cisl ha raccolto oltre mezzo milione di firme per una riforma equa. Si parta da quella proposta, altro che flat tax!», ha concluso il segretario nazionale della Filca.
Rincara la dose la Cgil
– “Si chiama Decreto Semplificazioni, ma è un vero e proprio stravolgimento con conseguenze disastrose e di arretramento della legislazione sugli appalti pubblici. Il mantra, per giustificare questa scelta, è che il nuovo Codice avrebbe bloccato il mercato degli appalti pubblici, nulla di più falso. La questione vera è che questo Governo, con in testa il Ministero delle Infrastrutture, utilizzando la giustificazione della valutazione costi-benefici, ha bloccato la realizzazione delle grandi opere e sospeso l’avvio di quelle strategiche che avevano l’autorizzazione per essere messe a gara”. È quanto dichiara il segretario confederale della Cgil Franco Martini.
“ll nuovo Codice Appalti – ricorda il dirigente sindacale – dopo una lunga gestazione, recepisce tre direttive europee che hanno come elemento centrale: la trasparenza, la legalità, la lotta alla corruzione, la tutela dei diritti dei lavoratori attraverso l’applicazione corretta dei contratti di lavoro e il contrasto al lavoro nero e al dumping salariale”. Inoltre, sottolinea “insieme a Cisl e Uil abbiamo posto l’attenzione sulla riduzione e qualificazione delle stazioni appaltanti; sulla trasparenza nell’iter delle gare pubbliche; sul contrasto al subappalto e al proliferare della trattativa privata, oltre alla centralità dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Tutti elementi innovativi del nuovo Codice, che escono notevolmente impoveriti e azzerati dalle nuove proposte del Governo”.
“Con il Decreto Semplificazione – avverte Martini – si produce un ulteriore passo indietro. Si dà la possibilità di procedere all’appalto senza un progetto esecutivo, ma sulla sola base di una semplice relazione. Si consente di dilatare all’inverosimile la procedura di trattativa privata senza bando di gara alimentando la discrezionalità. Diviene marginale il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa ripristinando la procedura al massimo ribasso entro la soglia di 5.500.000 euro”. Il segretario confederale evidenzia poi un ulteriore aspetto negativo “viene cancellata l’obbligatorietà di indicare in fase di gara le imprese a cui affidare il subappalto, una decisione devastante che indebolisce il contrasto alla penetrazione delle mafie nel sistema degli appalti”.
Fonte: Edilizia e Territorio
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