È stato messo a punto dal Governo Conte il nuovo Piano Impresa 4.0, ora al vaglio del Parlamento. Molte sono le modifiche e i cambiamenti apportati alle versioni degli anni precedenti, a partire dalla revisione del credito d’imposta e dalla rimodulazione dell’iper-ammortamento.

Nel settembre 2016 l’allora Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda approvò il primo Piano Nazionale Industria 4.0, pensato per colmare il gravissimo gap che trovava l’Italia totalmente impreparata ad affrontare le sfide della digitalizzazione, unica potenza manifatturiera priva di un piano nazionale che ne regolasse lo sviluppo. Secondo i dati raccolti dall’ISTAT e dall’Osservatorio Industria 4.0 del Politecnico di Milano, gli effetti positivi della manovra hanno dato nuovo slancio agli investimenti e hanno permesso alle aziende di aumentare il proprio mercato in media del 30% in più rispetto agli anni immediatamente precedenti. Il Piano, pensato per favorire l’innovazione tecnologica delle industrie e la transizione verso un nuovo modello di smart working, è stato in seguito ampliato con l’introduzione del Piano Nazionale Impresa 4.0, che include nel sistema di incentivi non soltanto il settore manifatturiero, ma anche quello dei servizi. Nella versione di Impresa 4.0 del 2017, inoltre, è stata implementata la sezione dedicata alla formazione del personale, un punto di fondamentale importanza nell’ottica di valorizzazione delle potenzialità del Paese, che non può basare il proprio sviluppo esclusivamente sull’innovazione dei macchinari e dei processi ma deve di necessità investire anche nell’educazione digitale.

La più recente revisione del Piano, presentata a novembre all’interno della Legge di Bilancio 2019, apporta modifiche significative all’impianto precedente e ne modifica alcune indicazioni cercando di sposare le esigenze delle piccole e medie imprese, nel loro iter di ammodernamento di strutture, macchinari e processi. Tuttavia, secondo alcuni esperti le modifiche apportate non gioverebbero alla ripresa economica del Paese: in particolare, il co-direttore dell’Osservatorio Industria 4.0, Giovanni Migliarotta, in un suo approfondimento sul tema, insiste sulla necessità di implementare gli incentivi dedicati alla formazione e di prestare maggiore attenzione a tutti quegli elementi, come software cloud, piattaforme IoT e Analytics, necessari alla digitalizzazione delle aziende.

Le principali modifiche apportate al Piano Nazionale Impresa 4.0 sono:

ASACERT crede da sempre nel valore dell’innovazione dei processi e dei sistemi e, grazie alla lunga esperienza maturata a fianco delle PMI, incoraggia le imprese ad aprirsi al futuro del mercato, investendo in macchinari all’avanguardia e in software technology. In quanto ente di certificazione, ispezione e valutazione, ASACERT è autorizzata ad effettuare le perizie tecniche fondamentali per l’accesso all’iper-ammortamento, necessarie per poter usufruire dei contributi per gli investimenti in beni materiali e immateriali utili alla trasformazione tecnologica e digitale dell’azienda.

Sono stati da poco pubblicati sul sito INAIL i dati delle denunce di infortunio e di malattia professionale relativi ai primi nove mesi del 2018; i risultati positivi crescono grazie alla maggiore attenzione delle organizzazioni nei confronti delle normative tecniche e dei Sistemi di Gestione della sicurezza sul lavoro.

Dati contrastanti emergono dalle tabelle presentate dall’INAIL sul numero delle malattie e degli infortuni avvenuti sul luogo di lavoro: nel complesso diminuisce la percentuale degli incidenti, nonostante la triste segnalazione dell’aumento degli infortuni mortali legato alle tragiche vicende del crollo del ponte Morandi e degli incidenti stradali di Lesina e Foggia, mentre crescono leggermente le denunce di malattia professionale, ancora però al vaglio delle istituzioni.

In questo quadro piuttosto altalenante, un dato è certo: quello che vede diminuire l’incidenza di infortuni e malattie all’interno delle organizzazioni che hanno adottato in passato lo schema di certificazione OHSAS 18001 e che hanno puntato il focus sulla prevenzione, seguendo le indicazioni del Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro. Già nel 2017 infatti, più del 98% delle imprese che si erano adeguate al sistema di riferimento avevano sensibilmente migliorato il proprio andamento infortunistico, registrando meno segnalazioni.

Dal 12 marzo la OHSAS 18001 è stata sostituita dalla nuova UNI ISO 45001 “Sistemi di Gestione per la Salute e Sicurezza sul lavoro”, la prima norma internazionale che regola le pratiche per la protezione dei lavoratori in tutto il mondo e che ha sostituito gli schemi nazionali preesistenti dopo un lungo iter di elaborazione, iniziato nel 1996 con l’entrata in vigore della BS 8800, sostituita poi nel 1999 dalla OHSAS 18001.

La norma ISO 45001, adottabile da qualunque tipo di organizzazione, indipendentemente da dimensioni, settore di appartenenza e natura delle attività svolte, è basata sulla High Level Structure ed è perciò integrabile con tutti i sistemi di gestione di nuova generazione, tra i quali ISO 9001 (Qualità), ISO 14001 (Ambiente) e ISO 37001 (Anti-corruzione). Inoltre, uno degli aspetti più innovativi del Sistema di Gestione per la Salute e Sicurezza sul lavoro è la valorizzazione della cultura d’impresa, concetto che influenza diversi aspetti della vita lavorativa come il rafforzamento della leadership, la valutazione preventiva dei rischi e soprattutto la partecipazione e il coinvolgimento delle risorse non manageriali.

L’obiettivo principale della ISO 45001 è quello di permettere alle organizzazioni di gestire al meglio il rischio collegato alla sicurezza sul luogo di lavoro, migliorando in tal modo non soltanto la qualità della vita dei propri dipendenti ma anche la produttività stessa. I benefici derivanti dall’adozione delle norme internazionali prescritte dal Sistema di Gestione per la Salute e Sicurezza sul lavoro possono essere brevemente sintetizzati nei seguenti punti:

Per dimostrare la conformità ai requisiti le organizzazioni possono richiedere la certificazione da parte di un ente accreditato come ASACERT, che da anni si occupa di effettuare audit per la OHSAS 18001 e che sin da subito ha fornito la corretta formazione ai propri tecnici per l’adeguamento allo standard internazionale ISO 45001. ASACERT è inoltre in grado di fornire il sostegno necessario a tutte le imprese che già possiedono una certificazione 18001 e che, secondo le indicazioni degli enti di accreditamento, hanno tre anni di tempo per completare la migrazione UNI ISO 45001, integrando la precedente normativa con le nuove indicazioni.

Nel disegno della Legge di Bilancio 2019 sono previsti ingenti investimenti destinati all’edilizia pubblica: non soltanto nuove costruzioni, ma anche valorizzazione, manutenzione e messa in sicurezza del patrimonio edilizio italiano.

È ancora in fase di studio la Legge di Bilancio 2019, la quale, dopo esser stata respinta duramente dalla Commissione Europea, dovrà essere sottoposta a revisione da parte del governo; tuttavia, secondo la bozza ripresentata il 29 ottobre, i soldi destinati agli investimenti nel campo dell’edilizia pubblica ammonterebbero a ben 97,5 miliardi di euro, da erogare nel corso dei prossimi quindici anni.

Tra i diversi provvedimenti che rientrano nelle voci del disegno di legge ci sono anche la proroga dell’ecobonus per la ristrutturazione edilizia e la riqualificazione energetica e l’estensione dell’iper-ammortamento per l’acquisto di macchinari tecnologici all’avanguardia. Un importante sforzo economico viene promosso inoltre nei confronti dell’edilizia pubblica, per la quale la bozza prevede lo stanziamento di quasi 100 miliardi, suddivisi tra amministrazioni centrali, enti territoriali, edilizia sanitaria e strade e scuole provinciali.

Al Fondo Investimenti per le Amministrazioni Centrali saranno destinati circa 50 miliardi di euro che potranno essere impiegati per tutti gli investimenti operati dall’amministrazione entro i termini previsti, oltre i quali sarà disposta la revoca delle somme non investite. Al Fondo investimenti per gli Enti Territoriali, la cui gestione verrà affidata alle province, saranno indirizzati 47 miliardi, destinati allo sviluppo infrastrutturale del Paese; particolare priorità verrà attribuita a tutti quei progetti di edilizia pubblica volti alla messa in sicurezza delle infrastrutture, come la manutenzione della rete viaria, la prevenzione del rischio sismico e idrogeologico e la valorizzazione dei beni culturali e ambientali.

2 miliardi di euro andranno ad aggiungersi al fondo già esistente di 24 miliardi a favore del rimodernamento e della ristrutturazione degli immobili destinati ad uso sanitario, fra i quali ospedali, cliniche ed ambulatori. Per quanto riguarda, invece, la messa in sicurezza degli edifici scolastici e della rete viaria provinciale verranno stanziati poco più di 3,5 miliardi, parte dei quali servirà, nelle intenzioni dell’attuale governo, all’assunzione di una task force specializzata costituita da architetti, ingegneri, geometri e tecnici addetti alla sicurezza degli impianti.

Un passaggio piuttosto controverso della Legge di Bilancio 2019 è quello che prevede la costituzione di una Centrale unica per la progettazione delle opere pubbliche; in seguito a tale introduzione, l’Agenzia del Demanio diventerebbe al contempo progettista, stazione appaltante e soggetto di committenza in quanto delegata da parte di altre amministrazioni. Da quanto esposto all’interno dell’ultimo ddl la Centrale costerà allo Stato 100 miliardi di euro all’anno e dovrebbe dare lavoro a circa 300 impiegati dal profilo tecnico altamente qualificato. Le funzioni che saranno svolte dalla Centrale sono molteplici e pertengono sia alla sfera della progettazione – analisi della fattibilità tecnica ed economica, collaudo e direzione dei lavori pubblici – ma anche della gestione delle procedure d’appalto, della valutazione economico-finanziaria dell’opera e dell’assistenza tecnica alle amministrazioni coinvolte. Per far fronte alle numerose critiche sulla commistione di ruoli tra controllato e controllore sopraggiunte da parte del mondo delle professioni, e in particolare dalla Rete Professioni Tecniche e dall’OICE, l’ultima stesura della bozza sottolinea che la Centrale opererà sotto il controllo di un coordinatore che ne garantirà l’assoluta indipendenza delle valutazioni.

La necessità di una certificazione come la ISO 37001 per la prevenzione della corruzione risulta tanto più evidente in un periodo storico come quello odierno, nel quale non basta più contrastare il fenomeno corruttivo a posteriori, ma servono azioni preventive che ne impediscano lo sviluppo.

Il sistema di gestione per la prevenzione della corruzione (UNI ISO 37001) ha come scopo quello di permettere alle imprese di pianificare, attuare e mantenere un programma di ampio respiro volto ad evitare l’instaurarsi di atteggiamenti corruttivi sia di tipo attivo che passivo. L’attuazione dell’Anti-bribery management system prevede quindi che le imprese implementino processi e modelli che servano ad evitare l’insorgenza del fenomeno corruttivo, rafforzando la credibilità economica e la reputazione commerciale delle società certificate.

Il valore della certificazione ISO 37001 emerge dalla medesima necessità che ha spinto a pubblicare il protocollo ormai due anni fa: la persistente presenza della corruzione, a diversi livelli della società, e la necessità di contrastarla in modo efficiente e metodico, attraverso l’adozione di modelli di riferimento ai quali legare le proprie attività di prevenzione.

L’Anti-bribery management system, coordinato con il Modello Organizzativo ex D. Lgs. 231/2001, è basato sull’analisi del rischio ed è costruito seguendo uno schema di High Level Structure, che permette l’integrazione del protocollo con altri sistemi di gestione come quello qualitativo (ISO 9001) o ambientale (ISO 14001), solo per citare alcuni esempi.

In estrema sintesi, per ottenere la certificazione l’organizzazione deve:

ASACERT, in quanto ente accreditato per il rilascio della ISO 37001, si impegna ad evidenziare l’importanza fondamentale dell’Anti-bribery management system e mette al servizio dei propri clienti un team di professionisti esperti con conoscenze trasversali, giuridiche, gestionali e di risk management, in grado di effettuare tutti gli accertamenti necessari riguardo le relazioni societarie, il rispetto dei riferimenti legislativi, la formazione e i fattori di rischio dell’azienda.

Mentre già si attende la pubblicazione della nuova Legge di Bilancio 2019, sono da poco state presentate dall’Agenzia delle Entrate le linee guida sulle agevolazioni fiscali per il risparmio energetico 2018: la proroga di un anno dell’ecobonus viene confermata, ma molte sono le rimodulazioni al rialzo dei requisiti di accesso agli incentivi.

Gli sgravi fiscali previsti per legge nei confronti di coloro che apportano migliorie strutturali agli immobili, al fine di aumentarne il risparmio energetico e la sostenibilità ambientale, rientrano nel cosiddetto ecobonus, un contributo economico destinato ad incentivare i lavori di ammodernamento ed efficientamento energetico da parte dei privati e delle aziende.

Il Documento di Economia e Finanza 2018, in termini di incentivi fiscali per il risparmio energetico, prevede:

Di grande interesse, inoltre, è l’introduzione della cessione del credito, la quale prevede la possibilità di cedere il credito corrispondente alla detrazione spettante anche per interventi di riqualificazione energetica di singole unità immobiliari e non più solamente per i lavori effettuati sulle parti comuni dei condomini.

L’Agenzia dell’Entrate affida poi il compito di vigilare sulla veridicità delle dichiarazioni ad ENEA – Agenzia nazionale per l’energia e lo sviluppo sostenibile – la quale effettua verifiche a campione e procede all’esame di documenti, dichiarazioni e certificazioni, organizzando eventualmente anche dei sopralluoghi per accertare l’effettivo diritto alla detrazione dei richiedenti.

Considerando anche la proroga dell’ecobonus e con esso le detrazioni fiscali legate all’efficientamento energetico, risulta chiaro il ruolo fondamentale che la sostenibilità ambientale giocherà nei prossimi anni nel campo dell’edilizia. Molte sono ormai le certificazioni afferenti all’ambito dell’ecosostenibilità del costruito e del risparmio energetico; ASACERT grazie alla sua pluriennale esperienza può fornire a privati e società un sistema di audit e certificazione competente e professionale.

I servizi offerti da ASACERT nel campo della sostenibilità ambientale sono numerosi, tra i principali elenchiamo:

La nuova normativa introdotta con il D. Lgs. 254/2016 prevede l’obbligo da parte delle grandi società di presentare una rendicontazione di carattere non finanziario per mettere “a bilancio”, non soltanto l’aspetto monetario, ma anche i cosiddetti intangible asset legati alla gestione di questioni ambientali, etiche e sociali.

In attuazione della Direttiva Europea 2014/95/UE in Italia è stato introdotto il Decreto Legislativo n. 254 del 30 dicembre 2016 che rende obbligatoria per le grandi aziende la presentazione della Dichiarazione Non Finanziaria (DNF). Il decreto prevede l’introduzione di un fattore di ammodernamento altamente rilevante nella comunicazione d’impresa, poiché impone di dichiarare non soltanto i propri bilanci, ma anche i valori relativi a temi non strettamente monetari. L’intento del provvedimento è quello di valorizzare gli intangible asset aziendali, mettendo in luce le strategie attuate dalle singole imprese in campi di importanza cruciale, come la sostenibilità ambientale e la lotta alla corruzione.

Il D. Lgs. 254/2016 prevede l’obbligo di presentare la rendicontazione individuale di carattere non finanziario per tutte le imprese di interesse pubblico che rispondano ai seguenti criteri:

Tuttavia, anche le piccole e medie imprese possono decidere di presentare in modo volontario la DNF e, in questi casi, è prevista la compilazione della Dichiarazione Non Finanziaria in forma semplificata.

Come precedentemente indicato dalla Direttiva 2014/95/UE, i contenuti delle informazioni comunicate nella DNF devono riguardare temi sociali, ambientali, etici, relativi al personale e al rispetto dei diritti umani; nella dichiarazione devono essere chiaramente esposte tutte le informazioni necessarie a comprendere quali siano le politiche attuate dall’azienda in questi campi e con quali criteri esse vengano realizzate. Ad assumere importanza ai fini della compilazione del documento è il cosiddetto “principio di materialità”, il quale prevede che l’impresa comunichi le informazioni rilevanti in base al proprio business, alle proprie strategie, alle volontà degli azionisti e al contesto in cui opera.

Ogni intangible asset rendicontabile all’interno della Dichiarazione Non Finanziaria riguarda l’implementazione di sistemi di gestione quali sicurezza sul lavoro, anticorruzione, qualità e ambiente, tutti certificabili secondo standard riconosciuti internazionalmente e perciò quantificabili in termini di valore aziendale. Nel Decreto vengono elencate le aree obbligatorie per le quali è necessario comunicare le proprie attività, ogni società poi è libera di scegliere lo standard di rendicontazione e i key performance indicator più adatti. Sostanziali nella compilazione sono le informazioni riguardanti:

  1. Risorse energetiche utilizzate;
  2. Emissioni inquinanti prodotte;
  3. Impatto sull’ambiente e sulla salute calcolato in base a fattori di rischio personalizzati;
  4. Aspetti sociali e di gestione del personale impiegato;
  5. Rispetto dei diritti umani;
  6. Strumenti per contrastare la corruzione attiva e passiva.

Dunque, la presentazione della DNF sposta su un piano di interesse del tutto nuovo questioni di importanza cruciale per il futuro dell’economia, spingendo grandi società e PMI a comprendere il peso che possono avere anche i beni intangibili nella gestione aziendale e nella valorizzazione del proprio business.

Il Piano Nazionale “Impresa 4.0” è stato confermato dal Governo Conte: continua quindi la marcia dell’Italia verso la quarta rivoluzione industriale. Smart manifacturing, intelligenza artificiale e IoT, il futuro è ora.

Per l’intero settore industriale questo è il decennio della svolta, per rimanere operative e competitive in un mercato sempre più all’avanguardia le imprese del nostro Paese devono guardare al futuro e prender parte a quella che viene ormai definita la quarta rivoluzione industriale. Entro il 2020 si stima, infatti, che la maggior parte del comparto industriale e manifatturiero avrà impiegato le nuove tecnologie per rendere sempre più smart la produzione e per digitalizzare l’intera filiera di controllo e gestione. Secondo le previsioni, l’automazione in Italia determinerà una riduzione di circa 200 mila posti di lavoro nell’area amministrativa e produttiva, ma grazie allo sviluppo delle più recenti competenze digitali verranno a crearsi altrettante opportunità lavorative nel campo finanziario, informatico e del management.

Di recente è stato introdotto il termine “Impresa 4.0” al posto del precedente “Industria 4.0” ad indicare l’intenzione del governo di estendere tutti gli incentivi per la digitalizzazione anche al settore servizi, aprendo in questo modo la partita dell’innovazione ad un più ampio ventaglio di soggetti. I settori maggiormente interessati dal cambiamento, ai quali si rivolge appunto il Piano Nazionale “Impresa 4.0”, sono la meccatronica, la robotica, la sicurezza informatica, le nanotecnologie, la stampa 3D, l’Internet of Things e i Big Data. Il Piano prevede l’introduzione di specifici provvedimenti volti a favorire lo sviluppo e la crescita di fabbriche all’avanguardia, munite di macchinari interconnessi tra loro e capaci di effettuare manutenzione preventiva e autodiagnostica. Per punti le opportunità che offre il nuovo scenario:

ASACERT, azienda attiva nel campo delle certificazioni e delle attività di ispezione e valutazione, è da sempre al fianco delle PMI che vogliono guardare al futuro investendo nell’ammodernamento dei processi e nell’utilizzo delle nuove tecnologie. Nel caso di specie, ASACERT è autorizzata ad effettuare le perizie tecniche giurate fondamentali per determinare i requisiti per l’accesso all’iper-ammortamento. Il ruolo di un ente di certificazione accreditato come ASACERT nel corso di tali perizie risulta, quindi, nodale per valutare oggettivamente la natura del bene da ammortizzare e la possibilità di ottenere le agevolazioni previste.

È di pochi giorni fa la presentazione dell’ultimo Rapporto sulle Infrastrutture Strategiche e Prioritarie all’VIII Commissione “Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici” della Camera dei Deputati. Tale analisi è il risultato del costante monitoraggio sul territorio nazionale operato dal Servizio Studi della Camera, in collaborazione con ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione) e CRESME (Centro Ricerche Economiche, Sociologiche e di Mercato nell’Edilizia). L’obiettivo dell’indagine è quello di fornire al Parlamento un articolato resoconto sullo stato di programmazione e realizzazione delle infrastrutture ritenute di importanza cruciale per il nostro Paese.

Il Rapporto prende in considerazione una vasta base di dati – aggiornati al 31 maggio 2018 – immagazzinati all’interno del sistema informativo SILOS; queste informazioni sono state raccolte da diversi enti pubblici e privati tra i quali CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica), MIT (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) e ANAS (Ente nazionale per le strade). Con questa inchiesta vengono, quindi, analizzati progetti, costi, disponibilità e fabbisogni di tutte quelle opere o infrastrutture pubbliche e private che ricoprono un ruolo di essenziale interesse nazionale e la cui realizzazione risulta fondamentale per la modernizzazione e lo sviluppo del Paese.

Il Rapporto, suddiviso in diversi capitoli, prende in esame le opere inserite all’interno della programmazione delle infrastrutture strategiche del periodo 2001-2004 e di quelle prioritarie presenti negli allegati ai Documenti di Economia e Finanza 2015 e 2017; poiché i dati analizzati si fermano a maggio 2018, nessun cenno viene fatto al più recente DEF proposto dal Governo Conte e alle nuove proposte nel settore dell’edilizia pubblica e delle grandi opere.

Approfondendo l’analisi dello stato di avanzamento delle infrastrutture, attenzione particolare viene posta ai sistemi di verifica e controllo, quali ispezioni sul progetto e sul costruito, nonché certificazioni dei materiali adoperati; accertamenti imprescindibili per tutte quelle opere che rivestono un’importanza strategica per l’intero sistema Paese e che non possono fare a meno dei più rigorosi controlli anche in fase di progettazione e costruzione.

Ripresa anche sul Sole24Ore la posizione di CONFORMA sulla necessità di separare i ruoli tra chi progetta, realizza e gestisce le opere e chi è chiamato alle attività di verifica e controllo

Sul caso del crollo del ponte Morandi di Genova e sul ruolo di Spea, la società del gruppo Atlantia (del quale fa parte anche Autostrade per l’Italia) preposta al controllo e al monitoraggio della stabilità del ponte, continua ad indagare la procura. Il Sole 24 Ore dedica al tema un ampio articolo rimarcando la necessità di una separazione chiara tra i soggetti che intervengono nella progettazione, realizzazione e gestione delle opere e chi, invece, è chiamato a un ruolo di verifica e di controllo; tesi da sempre sostenuta da CONFORMA – associazione che riunisce i principali Organismi di Certificazione, Ispezione, Prova e Taratura operanti sul territorio nazionale – che, proprio per questo, ha richiesto ufficialmente un incontro al Ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli.

Dai tragici fatti di Genova ad oggi si sono rincorsi gli appelli alle Istituzioni da parte dell’Associazione che si è fatta carico di intraprendere un’opera di sensibilizzazione volta a chiarire il principio che, al fine di garantire la qualità dell’opera e il rispetto delle tempistiche, a tutela del committente e della comunità, è necessario escludere proprio quelle soluzioni “in house” che sono oggi al centro del dibattito. Significa affidare valutazioni e controlli agli organismi di Ispezione di Tipo A – gli unici che operano sotto l’accreditamento di Accredia (l’ente unico di accreditamento italiano) e secondo il grado di indipendenza previsto dallo standard ISO/IEC 17020 nella verifica dei progetti e nei controlli di esecuzione di opere di edilizia civile e infrastrutturale.

Infine, riprendendo le parole del Consigliere Delegato per il Settore Costruzioni di CONFORMA Fabrizio Capaccioli – Managing Director di ASACERT – è fondamentale, proprio in questo momento del Paese, non perdere l’occasione di procedere ad una riforma strutturale del Codice Appalti, che “includa attività di prevenzione, controllo e monitoraggio atte a garantire la corretta e completa progettazione, la qualità, i costi ed i tempi di realizzazione dell’opera, e le modalità ed i costi di manutenzione e gestione previsti durante la sua vita utile”.

La grande sfida dell’edilizia contemporanea è senza  dubbio quella dell’ecosostenibilità: palazzi e costruzioni oggi devono essere progettati e realizzati tenendo in considerazione l’importanza del rispetto per l’ambiente. Per creare le smart cities, le città intelligenti del futuro, si devono costruire edifici sostenibili, realizzati con materiali riciclabili, che garantiscano la perfetta autonomia energetica tramite le più moderne disposizioni tecnologiche, riducendo emissioni e dispersioni.

LEED – Leadership in Energy and Environmental Design – è il sistema di certificazione riconosciuto in più di quaranta Paesi che attesta la sostenibilità ecologica di edifici e aree territoriali, secondo determinati parametri sviluppati dallo US Green Building Council e gestito nel nostro Paese da GBC Italia. La certificazione LEED promuove la costruzione di edifici ecosostenibili, progettati e realizzati al fine di ottenere un immobile in grado di sostenere le sfide della contemporaneità, abbattendo i consumi e le emissioni inquinanti. Per ricevere la certificazione LEED bisogna ottenere un punteggio di crediti minimo, basato sull’assegnazione di un determinato numero di punti per ogni parametro esaminato; tra i diversi aspetti analizzati troviamo anche efficienza delle acque, materiali e risorse e innovazione della progettazione. Per il conteggio dei crediti viene analizzato quindi l’intero processo di costruzione, dalla stesura del progetto all’edificazione, fino alla gestione dello stabile.

In Italia oltre il 60% degli edifici ha più di cinquant’anni e il settore dell’edilizia sostenibile ha subito gravi ritardi nell’espansione a causa della crisi economica degli ultimi anni; servirebbero potenzialmente 80 miliardi di euro da spendere nei prossimi vent’anni per la riqualificazione energetica dell’intero patrimonio immobiliare del nostro Paese, costi non facili da affrontare ma fondamentali per lo sviluppo sostenibile e l’adeguamento dell’Italia alle prescrizioni dettate dall’Unione Europea in materia di edilizia green. Le nuove indicazioni europee prevedono, infatti, per i prossimi anni il raggiungimento dello standard “Nearly zero-energy building” riguardante le emissioni di immobili ad uso commerciale e residenziale.

Nonostante i costi relativamente più consistenti, la richiesta di case e strutture di edilizia ecocompatibile sta crescendo rapidamente: dai risultati ottenuti dal secondo Osservatorio sulla sostenibilità ambientale di Scenari Immobiliari – istituto indipendente di studi e ricerche – la domanda di case e uffici con alte prestazioni aumenta costantemente; gli immobili certificati LEED risultano avere maggiore appeal sul mercato e vengono più facilmente affittati in particolare nei grandi centri urbani. L’emergere di questo nuovo tipo di domanda, più consapevole delle problematiche ambientali, ha stimolato lo sviluppo di una nuova cultura progettuale ed edificativa che propone quindi nuove soluzioni di altissima qualità, eco-friendly e certificate dal protocollo LEED.

ASACERT – organismo di verifica accreditato rispetto alla certificazione GBC Home – svolge specifiche attività di ispezione e valutazione per conto di GBC Italia allo scopo di verificare i parametri utili al conseguimento della LEED in contesti abitativi e residenziali.