17 Ottobre 2018

Da domani appalti solo online, gare su carta a rischio ricorsi

Entra in vigore la norma che obbliga a comunicare solo in formato telematico. Corsa all’adeguamento per i piccoli enti. Ipotesi modifica in manovra.

Da domani la gestione di tutte le gare di appalto italiane diventa interamente telematica. Non solo l’attestazione dei requisiti per l’accesso alle procedure, tramite il Documento di gara unico europeo (Dgue). Ma anche le richieste di partecipazione, le comunicazioni tra imprese e stazioni appaltanti e le offerte degli operatori economici. Tutto deve diventare elettronico.

Addio, insomma, alle vecchie buste sigillate. Con il rischio che una pioggia di ricorsi blocchi le procedure gestite in maniera tradizionale. Sempre che, all’ultimo minuto, non arrivino modifiche a rivedere tutto, ad opera del decreto di semplificazione appena approvato dal governo.

La novità, eventuali modifiche a parte, è destinata ad arrivare al traguardo domani, il 18 ottobre. Dopo che, per diversi mesi, è passata sotto silenzio. Se ne parla all’articolo 40 comma 2 del codice appalti: qui si stabilisce che «le comunicazioni e gli scambi di informazioni nell’ambito delle procedure di cui al presente codice svolte dalle stazioni appaltanti sono eseguiti utilizzando mezzi di comunicazione elettronici».

Si tratta di una norma di derivazione europea che, in sostanza, obbliga le amministrazioni italiane a digitalizzare tutte le loro procedure di gara. Le comunicazioni, secondo le norme comunitarie, abbracciano infatti tutte le fasi della procedura, come la presentazione di offerte o le richieste di partecipazione alla gara. Accanto a questi vincoli, poi, scattano anche gli obblighi relativi al Dgue, il documento che serve alle imprese a certificare l’assenza di motivi di esclusione da una gara: anche questo dovrà essere presentato solo in formato elettronico. Stop, quindi, a invii cartacei o a soluzioni creative (adottate finora) come il deposito fisico di pennette Usb.

Gli standard tecnici ai quali le amministrazioni si dovranno allineare sono contenuti in una circolare (n. 3 del 2016) dell’Agenzia per l’Italia digitale. Questi standard sono già utilizzati, ad esempio, dalle centrali di committenza regionali che, in questa fase, stanno diventando un riferimento per migliaia di Pa in tutto il paese. Sono moltissime, infatti, quelle che hanno scelto di adempiere a questo obbligo affidandosi a un aggregatore di appalti, che consente di gestire tutte le procedure in digitale.

L’entrata in vigore dell’obbligo, comunque, non sarà indolore. Molte pubbliche amministrazioni, soprattutto piccole, non si sono ancora dotate di strumenti che consentano di gestire tutte le comunicazioni in via telematica. Bisogna ricordare, infatti, che al momento questo obbligo esiste già per alcune categorie di forniture e servizi, soprattutto in ambito sanitario, per i quali c’è il vincolo a gestire tutta la procedura con mezzi elettronici passando dagli aggregatori, in applicazione del decreto legge 66/2014. In tutti gli altri casi, ad esempio in materia di lavori, siamo davanti a una novità assoluta.

A rendere ancora più rilevante l’impatto di questo cambiamento potrebbero essere le conseguenze di un’eventuale disapplicazione in termini di contenzioso. Il codice appalti, infatti, non prevede esplicitamente sanzioni. Questo, però, non vuol dire che si potrà ignorare la novità. Sono in molti a ipotizzare, infatti, che da domani un’offerta inviata in formato cartaceo, senza allinearsi alle richieste del codice, porti a un’aggiudicazione impugnabile. Quindi, la gara condotta senza rispettare i nuovi standard potrebbe essere soggetta a ricorso. Ed essere facilmente annullata.

Fonte: Edilizia e Territorio